Alla mia amatissima Bubu, del giardino il più bel fiore, perché si ricordi sempre dei suoi nonni.

sabato 13 giugno 2015

Giustino e El Balena


GUSTINO E EL BALENA

Ereno  come se dice du’ amiconi. Staveno sempre apiccechèti e chi li cunisciva bene diciva che avrebbeno anco preso moglie inziemi, ereno unzomba¹come  el culo e  la camicia². El capobanda  era el Balena e  Gustino gn’ andèva ghietro. Ereno du’ chiacchieroni e l’arcontèveno che parivon vere. Aiveno el vizio³, quande la sera artonnèveno a chèsa, de fermasse a bere un quartino4 a la bottega del Palazzini che era al bivio de l’Ogliemo5’ndù ora c’è el Tris barre. Alora, semo più o meno nel’anni sessanta, io ero ancora un rabuschio6e m’encantèvo a sintire arcontère quele storie e ce n’è una che m’è rimasta ’n mente e ve la volgo dire. È quela de Gustino e del Balena quande andonno a fa lla caccia grossa in Affreca. A raccontalla era sempre el Balena che ogni tanto s’empuntèva perché era un puchinino troglio7.
‟Un giorno dissi al Gustino, o Gustino, un zemo mèi scappi de chesa8, ho auto ’na penzèta, se va a fa lla caccia grossa in Af- freca?
Ie9, andemece disse el Gustino e cusie s’andette a Livorno per piglià lla nève. Un ze fece ’n tempo a salì ssue che el capetano ce portoe  du’ pèr10 de scarpe de sughero. O che se ne fae? gni do- mandètti, e lu’tranquillo, sono pere zeppa’ lla nève  si un va ’n moto. A la fine se partì, e a un  certo punto la  nève aguminciò a stolzère11, scapp’ el capetano,12 ragazzi, disse, s’è trovo ’l mère ’n zaglita, bisogna scendere e pintère13. Come fu, come un fue, a la fine s’arivoe. Ce portonno al villaggio ’ndù c’è le capanne col tetto de paglia, le chiameno i tuculle. La notte un ze riuscì manco a durmire che ciaìva preso el palleteco14. La matina presto, ancora unn era manco15 el cunbrugliume,16 ces’alzò da letto, se pres’ i nostri schiuppini17 e via. Lie  era tutta ’na pianura, la chiameno la savèna, ce son de l’erboloni e da le quattro a la tre18 se vedeno de l’arbri giganti che  un l’abraccheno  manco  ghiecicri- schièni19missi ’nsiemi, li chiameno baobabbe. Te veggo ’na gaz- zillina, gni tiro20, tann, la ’ncarto e la metto da parte. Doppo un puchinino viddi ’n annemèle strèno, pariva ’na miccia21, ma unn era, aiva tutto ’l corpo a strisce bianche e nere. La chiameno la zebra. A me umm’emporta manco ’na sega22 dissi, io gni tiro l’istesso23. Presi ’l mi’schiuppino, tann, la ’ncarto e la metto da parte. Doppo un antro poco t’ariva ’n zumarino, lo chiameno lo gnu. Dissi al Gustino, a testo tirignete, aloe,24e lu gni tiròe”. A questo punto uno c’astoltèva, ‟ora” disse ‟si dichi che l’incarti e lo metti da parte, te do ’ncazzotto25 che te sfondo ’l chèpo”. No, no, dissi, perché la carta l’aivo finita. Doppo ’n antro poco t’ariva un liofante ch’aiva26 ’na proboscedelunga quante la fème27. A questo, dissi al Gustino, gne se tira tutti dua, è ’n annemèle troppo grosso, tann, ,tann, finchè ce se scarcò lo schioppo a tutti dua.28 Massì, de cadere un ne vuliva sapere, viniva verzo noaltri29 come ’na saetta. Un ze sapiva più che fère, alora me vinne una grande idea, presi ’na ropa30 de terra e gnene buttai ne la proboscede. Fu ’na  mèna santa, lu’ starnitì, io un gni dissi salute, e lu’ murì. Mentre s’arcarchèva arivò un lione che da quante mugghièva31 pariva ’n treno. Oh, dissi al Gustino, questo ce vol fère testa e zampe,32scappemo. Tela Pallino!33 noi davanti e lu’ de ghietro. S’arivò a un de quel’ arbri che dicivo prima, el baobabbe e s’aguminciòe a giragni ’ntorno, no’ davanti e lu’ de ghietro, no’ davanti e lu’ de ghietro. A la fine io un ne putivo piue, dissi al Gustino, senti io un ce la faccio piue, mettemoce a sidere, ma s’è matto disse el Gustino, doppo el lione ce mangia, no no gni dissi, tanto ce s’ha du’ giri de vantaggio. Ma lo sè34 che s’ebbe un bel culo35, o un te passò de lie una liuncina. Se vede che ’l lione era aluzzèto,36 gn’andette ghietro e cusì ce se salvòe.”

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note:

¹unzomba. Insomma.
²culo e camicia. Si dice di persone che stanno insieme ed hanno molte affinità.
³  vizio. Abitudine.
4quartino. Un quarto di litro di vino.
5Ogliemo. Olmo.
6rabuschio. Ragazzo.
7troglio. Balbuziente.
8scappi de chèsa. Mai usciti di casa.
9 ie. Si.
10 pèr. Paio.
11 stolzère. Sobbalzare.
12 scappa ‘l capetano. Arriva il capitano.
13 pintère.  Spingere.
14ciaiva preso el  palleteco. Ci aveva preso anzia e impazienza.
15 manco. Nemmeno.
16 cumbrugliume. Imbrunire.
17 schiuppini. Fucili.
18 da le quattro a le tre. A distanza ravvicinata.
19abraccheno manco ghieci crischièni. Non riescono ad abbracciarlo nemme-    no dieci persone.
20 gni tiro. Le sparo.
21 miccia. Femmina dell’asino.
22umm’emporta manco ’na sega. Non mi interessa niente.
23io gni tiro l’istesso. Io le sparo lo stesso.
24aloe. Andiamo.
25 cazzotto. Pugno.
26un liofante ch’aiva. Un elefante che aveva.
27 lunga quante la fème. Lunghissima.
28 ce se scarcò lo schioppo a tutti dua. Ci si scaricò il fucile ad entrambi.
29verzo noaltri. Verso di noi.
30ropa. Manciata.
31 mugghièva. Ruggiva.
32 fère testa e zampe. Mangiare, divorare.
33tela Pallino. Scappa Pallino.
34 sè. Sai.
35 s’ebbe ’n bel culo. Avemmo una bella fortuna.
36era aluzzèto. Se ne era invaghito.

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