LA TILIVISIONE
È
stèta un’invenzione propio bella
che
vinne nel zicondo doppoguerra,¹
ma prima, quande ancora un ce l’aivi,
la sera,doppo disena,² che facivi?
O givi³a letto inziemi a le galine,
o te mittivi in chèsa,4 untorn’5al
focolère,
’ndu6 se passèva l temp’ a chiacchierère
oppur’ a fère qualche facindina
per risparammiar’ el tempo la matina.
Le nostre donne ciaivon7 pu’sempre da fère
da rassettè8lla chèsa o da stirère,
o si qualcun per chèso ce’nvitèva,
se giva a veglia9 e se giochèva,
guèsi sempre a brischela o tressette,
tanto per svagass’un puchinino,
e lì fulmeni e saette,
se facivon certe litighète
che manco un
pocove lo ’mmaginète.
Quande arivò lé cambiò ’gni cosa,
me n’accordo come fusse ora,
e un c’eron zeghe,10
quande aguminciò Lascia o raddoppia
el giuvidì a le ghieci in punto
un c’era crischièno 11 solo o ’n coppia
che staccasse l’occhi da quelo scatolone12,
chè Maicche Bongiorno pariva ’n dottorone
eppù te faciva divirtì cco’ concorrenti
c’ha di ppoco eron tutti gran zapienti.
Mò13 però tutt’è cambièto,
invece che dua, tremila canèli ce sarèno
e ve potrà sembrère anco un po’ strèno,
col telecomando pù girèpper ore ’ntere,
ma ’n cè proprio più gnènte da vedere.
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note:
¹
sicondo doppoguerra. Dopo il 1945.
² disena. Cena.
³ givi. Andavi.
4chèsa. Casa.
5untorn’. Intorno.
6’ndù. Dove.
7ciaivon. Avevano.
8rassettà. Mettere in ordine.
9giva a veglia. Si andava a passare la
serata.
10 un c’eron zeghe. Non c’era niente da
fare.
11crischièno. Persona.
12scatolone. Perché
le televisioni allora avevano grandi dimensioni.
13 mò. Adesso.
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